Ho 64 anni e abito a Bologna. Sono rimasta vedova il giorno 10 agosto 2009 in una torrida giornata estiva.

Mio marito, aveva 69 anni. Colpito da tumore sette anni prima, dopo un lungo calvario è mancato all’Hospice Seràgnoli a Bentivoglio con accanto la sua famiglia.

Erano 45 anni che ci conoscevamo. La nostra unione nel corso della malattia era diventata ancora più profonda tanto che il solo pensiero di perderlo era terribile.

Dopo la sua morte io e i miei due figli, abbiamo attraversato momenti difficilissimi perché mentre mio figlio mi stava vicino e mi è stato di valido aiuto per esplicare tutta la parte burocratica, mia figlia mi trattava con ostilità quasi odiandomi per la mia fragilità emotiva.

Ora, dopo mesi, le cose sono andate al loro posto; a tutti manca Gianni.

In agosto la mia disperazione era tale che sono andata a cercare su internet se esistevano associazioni o gruppi per persone che avevano il mio problema.

Ho trovato il gruppo “Insieme continuiamo” e ho scritto una mail spiegando la mia condizione.

A settembre mi hanno chiamato e mi hanno proposto un incontro. Così dal giovedì successivo sono entrata a far parte del “ Gruppo” dove ho incontrato persone giovani e meno giovani che vivevano i miei problemi, il mio dolore, la mia solitudine “forzata” e la paura di non farcela a uscire da quella che tanti chiamano “la valle delle ombre”.

Mi sono confrontata con loro, ho scambiato i miei pensieri, i miei dubbi, le mie paure e le mie lacrime; aspetto con ansia che arrivi il giovedì (giorno del gruppo) perché ritrovarci è sempre un piacere.

Entrati nella stanza, chiudiamo la porta e, dopo esserci seduti intorno a tavolo, siamo in una zona protetta dove possiamo liberamente parlare dei nostri problemi senza che nessuno possa interferire nel nostro dolore.

Penso che solo la condivisione totale del proprio dolore di “sopravvissuto” possa portare alla speranza di una vita migliore.